EPowers Factory Team, Sandro Lerici precisa: “Contratti già depositati. Ad essere ferma è solo la società di gestione, ma la squadra è in commissione UCI”

Lavori in corso in casa EPowers Factory. La formazione italo-ungherese di Tamas Pocze, che ha in Sandro Lerici il manager sportivo, fa molto parlare di sé in questi giorni. Assente dalla lista delle formazioni che hanno fatto richiesta di licenza Professional diramata nelle scorse settimane dall’UCI, la squadra prosegue comunque il suo iter preparativo, con l’obiettivo di rientrare nell’elenco definitivo che sarà pubblicato dall’UCI il prossimo 17 dicembre. Quella è la data limite, la linea di non ritorno, giorno in cui non sarà più possibile rimandare. Fino ad allora dunque continua la speranza di riuscire a concretizzare un progetto nato nei mesi scorsi, accelerato dalla Grande Partenza del Giro d’Italia 2020 da Budapest.

“Questa è una grande occasione per lanciare il ciclismo in Ungheria e non vorranno perderla – ci spiega con trasporto Lerici – Ci sono tempi tecnici da sistemare e la parte amministrativa è in mano agli ungheresi, non sono io ad occuparmi di questi aspetti. Io posso solo prendere atto di questo ritardo. Personalmente mi occupo della gestione sportiva, la gestione è in Ungheria, io sono la persona esecutiva per contratti e corridori”.

L’esperto dirigente italiano gestisce dunque la logistica sportiva, ma non è a lui che fa carico la parte economica, non ha responsabilità finanziarie né amministrative. I contratti, tutti e venti già depositati all’UCI secondo quanto ci spiega Lerici, sono dunque firmati dal general manager Pocze, che nel frattempo ha fatto avere alla stampa una risposta alle ultime voci facendo sapere che il team “è ancora impegnato nel processo per la licenza” dopo aver sottoposto la documentazione all’UCI e alla Ernst & Young, che si occupa delle valutazioni finanziarie.

“Stiamo costruendo una nuova squadra – si legge nella nota – Questo significa e richiede sforzi ed energie supplementari da parte nostra in tutti gli aspetti, specialmente sulle sponsorizzazioni. Stiamo ancora negoziando con delle grandi aziende ungheresi per supportarci. Le trattative richiedono più tempo di quanto avessimo previsto inizialmente“.

Al momento manca dunque la copertura completa per il progetto così come è stato preventivato. Un budget complessivo che si aggira intorno ai cinque milioni di euro, ma che per il momento non è garantito dagli sponsor attualmente presenti al fianco di quello che è stato più volte descritto come “il progetto di una squadra di stato”, tanto che lo stesso ministro dello Sport, la ex nuotatrice Tunde Szabo, ne aveva parlato augurandosi il team fosse invitato alla prossima edizione della Corsa Rosa, con l’interesse anche del primo ministro Viktor Orban. Se al momento da fuori si fa fatica a capire esattamente a che punto sia la situazione, con la dirigenza che ha deciso di “non comunicare nulla durante il processo in corso“, Lerici cerca comunque di infondere fiducia, chiarendo la situazione.

“Non si può dire molto in questo momento, ma spero che le questioni aperte vengano sistemate – aggiunge il 59enne ligure – La direzione si è presa in carico la questione e se ne sta occupando. Alcune tempistiche si sono allungate e io devo prendere atto del ritardo“. Per questo dunque ha deciso di mettere in stand-by la creazione della società di gestione italiana, che sarebbe stata sostanzialmente una costola della società ungherese da cui arrivano i soldi, quella con cui i corridori hanno firmato i contratti già depositati presso l’UCI.

Per ora ci sono lacune, mi fermo un attimo per far modo che la squadra sistemi – prosegue Lerici, sostanzialmente citando quanto ha scritto ai suoi corridori, ai quali spiega di aver successivamente telefonato uno ad uno per spiegare la questione – La squadra infatti sta lavorando, la direzione si è presa in carico la situazione, ed è in commissione di approvazione, al vaglio della Commissione UCI. Non non ho aperto la società per principio, perché non c’è ancora la licenza. Quando ci saranno tutte le coperture del budget che ho inviato e la fidejussione allora parto. Ad essere ferma è solo la società di gestione, ma la squadra è in commissione”.

Situazione dunque in pausa, ma il progetto è ancora saldamente in piedi, con una agenda molto fitta per risolvere la questione. Nelle prossime due settimane (il 10 e il 15 novembre sarebbero i giorni chiave) sono infatti in programma delle riunioni con gli sponsor potenziali e un incontro con la Ernst&Young, per chiarire eventuali criticità di un dossier la cui fidejussione pesa per una cifra superiore al milione di euro. Seguirà un ulteriore mese per cercare di finalizzare il dossier. Si arriva così alla data ultima del 17 dicembre, quando la Commissione Licenze dell’UCI darà il suo parere definitivo sulle candidature delle ultime squadre che hanno presentato richiesta.

In teoria il 19 dicembre era previsto il primo ritiro sportivo di una squadra che appariva pronta a debuttare già nel mese di gennaio,  ma per il momento questi aspetti aspetti sono dunque messi in secondo piano, con la necessità di risolvere innanzitutto le questioni finanziarie. Per Lerici non sarebbe comunque un problema, con il team manager che ha costruito attorno a sé una squadra di qualità, partendo dal suo braccio destro Valerio Tebaldi, affiancato dai vari Bruno Vicino, Francesco Chicchi e Luca Amoriello. Uno staff importante, per un progetto che Lerici non vuole assolutamente considerare come una squadra fantasma, confermando la sua fiducia nella dirigenza che lo è venuto a cercare, per riportarlo nel mondo del ciclismo dopo alcuni anni in cui si era allontanato.

“Son venuti a casa mia, abbiamo cenato assieme e mia moglie gli ha preparato la trenette al pesto”, racconta riguardo un incontro che era servito anche a livello umano. Una fiducia che l’esperto Lerici, figura conosciuta e rispettata nell’ambiente, ha trasmesso di riflesso ai suoi collaboratori e ai corridori che hanno firmato per una squadra dalle grandi ambizioni, inizialmente costruita “attorno a sei ungheresi e Davide Rebellin“. La domanda (la cui risposta ci auguriamo tutti sia positiva visto che comunque si parla del futuro di una cinquantina di persone) è se questa fiducia generale nel progetto è stata ben riposta…

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